Stelle a mezzogiorno (di Cangaceiro)

L'anima è un immenso calderone in cui bolle ogni sentimento e ogni pensiero che soltanto oso di pensare. Tutto arriva ad un'alta temperatura e prende fuoco, si incendia e lentamente si consuma, lasciando alla fine soltanto un cumulo di cenere e una piccola nuvola grigia di fumo, che abbraccia il paesaggio circostante e lo nasconde dai miei occhi che scrutano tutto per scovare niente.
Ti vorrei raccontare la storia più bella che è stata mai raccontata, ti vorrei far vivere l'emozione più bella che è stata mai vissuta, ma non sono capace.
Non è mia abilità renderti felice e l'hai capito. Per questo con una mano hai chiuso le palpebre dei miei occhi, con le labbra hai sfiorato la mia guancia e con un flebile filo di voce mi hai sussurrato: "addio...". A quella parola mi sono aggrappato e ho seguito la tua scia luminosa allontanarsi dal mio sguardo e perdersi all'orizzonte, nell'infinito, dietro la mente e la ragione.
E dietro la mente e la ragione ho trovato la fantasia e con lei ti ho rivista bella e splendente come forse mai ti ho vista prima. Mi sorridevi felice. Nei tuoi occhi riuscivo a vedere l'amore che il tuo cuore provava per me, fratello gemello del mio d'amore.
Lentamente muovevo i miei passi verso di te e tu, per mio stupore, rimanevi lì ferma, sorridente sempre e luminosa quasi accecante.
Più mi avvicinavo e più bella diventavi.
Eri diventata l'essenza divina e pura della bellezza.
Eri tutto ciò che nella parola bellezza può essere racchiuso. Eri amore, gioia, felicità, passione, luce.
Eri rosa, giglio, orchidea, acqua, sole, vento.
Eri arcobaleno.
Eri una fantasia, una visione ideale, non vera ma non per questo meno profumata. Eri una pazzia, un pò come vedere le stelle mentre è ancora mezzogiorno.


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