di Cesare Pavese

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passando stanche.
Una guancia tocca una guancia-
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t'implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.
La notte soffre e anela l'alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c'è chi come te attende l'alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l'alba.

2 commenti:

Pablo ha detto...

Bellissima

Franco Zaio ha detto...

Ciao. Ti comunico che questa e altre poesie sono state da me musicate e cantate in un disco che si chiama Last blues. Ne puoi ascoltare tre su www.myspace.com/francozaio. Fami sapere un tuo parere, anche negativo. Bello il tuo blog, ci torno.

 
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