Un’ultima lettera mai imbucata (Alberto Bevilacqua)

– eppure
di questa sofferenza che è me, che è impasto
del mio corpo, del mio cuore,
vorrei
avere almeno
un segno che mi potesse staccare
dal mio essere corporale:
come una piuma mossa da un venticello arguto
o ala che consenta
di volare un po’ lontano
e guardarmi a distanza
per conservare quasi fosse di un altro un’immagine
destinata a una memoria
o anche meno:
un semplice rimpianto di me stesso




1 commento:

Pupottina ha detto...

molto intensa....

^_______________^

anche se sono in pausa dal blog.... eccomi a salutarti....

 
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